Il Disturbo Evitante di Personalità si caratterizza da un profondo senso di inadeguatezza nella vita di relazione. Per evitare le esperienze dolorose, la sensazione di sentirsi escluso dagli altri, la disapprovazione o il giudizio negativo altrui, la persona con disturbo evitante di personalità tende ad avere una vita ritirata e priva di stimoli. Il confronto con gli altri comporta l’imbarazzo nell’approccio e il mantenere una conversazione, la sensazione di non essere visti, di non essere abbastanza interessanti, di non essere considerati. L’evitamento diventerà quindi un comportamento autoprotettivo, ma questo comporta anche la difficoltà di sviluppare le risorse e le abilità necessarie nelle relazioni, favorendo anche il mantenimento della convinzione di valere poco e di non essere in grado di stabilire o mantenere una relazione.

Caratteristiche del disturbo evitante

Nonostante il desiderio di avere un partner, di istaurare delle relazioni e di condividere esperienze ed interessi, le persone con disturbo evitante di personalità, preferiscono investire nelle relazioni abituali e rassicuranti, es. con i familiari più stretti. Nel momento in cui riescono a stabilire una relazione, tendono inoltre ad assumere un atteggiamento sottomesso per il timore di perdere l’altro e di ritornare ad essere soli.

Per vivere sensazioni positive e gratificanti, anche se momentanee, vengono coltivati interessi ed attività solitarie (musica, lettura, chat) che non implicano necessariamente un contatto con gli altri; in alcuni casi si ricorre anche all’uso di sostanze, in particolare l’alcool, per sedare il malessere interiore.

Come affrontare il disturbo evitante

È possibile mantenere un discreto funzionamento sociale e lavorativo, organizzando la propria routine in un ambiente familiare e protetto; limitandosi a vivere relazioni ristrette, ma se il sistema di supporto cede, questo stile di vita può contribuire all’insorgenza di un quadro depressivo. L’umore depresso è una delle motivazioni che può spingere il paziente a richiedere l’intervento psicologico.