Il disturbo paranoide di personalità si distingue dalla tendenza, persistente ed ingiustificata, a percepire il mondo come ostile e interpretare le intenzioni, le parole e le azioni degli altri come malevole, umilianti o minacciose, ricercandone continuamente i segnali e i significati sottostanti. Le persone che soffrono di questo disturbo adottano di conseguenza un atteggiamento molto cauto, sempre in allerta.

Diventano polemici, ostinati e pronti a contrattaccare quando credono di essere criticati o maltrattati. Quando, invece, la sensazione che si vive è quella di essere escluso, non voluto ed emarginato dal gruppo, prevalgono emozioni di ansia, tristezza, senso di solitudine, con la conseguente tendenza ad isolarsi, a ritirarsi dal mondo.

Caratteristiche del disturbo paranoide

La persona con disturbo paranoide può alternare quindi periodi in cui prevale l’ansia e la tensione, a periodi più rabbiosi e rancorosi o anche stati di depressione e abbattimento.

Diffidenza, sospettosità, gelosia, rancore, portano il soggetto ad avere atteggiamenti e comportamenti che non solo non incoraggiano gli altri ad approcci amichevoli o benevoli, ma al contrario, suscitano negli altri proprio il comportamento ostile o l’allontanamento temuti; confermando e mantenendo così la propria visione paranoide alla vita.

Generalmente sono i parenti a richiedere un aiuto psicologico, frequentemente per uno stato depressivo, l’isolamento sociale o problemi relativi a comportamenti aggressivi.

Trattamenti per il disturbo paranoide

Nel disturbo paranoide di personalità la sensazione pervasiva di minaccia, non viene considerata come un vissuto soggettivo o un’ipotesi, ma come un dato di realtà assoluto e certo, da qui la difficoltà a distinguere tra mondo esterno (realtà obiettiva) e mondo interno (proprie idee e sensazioni) e quindi di distinguere il proprio punto di vista da quello altrui.

All’interno di un lavoro psicoterapeutico, una presa di consapevolezza e una maggiore conoscenza dei propri stati interni offre non solo una maggiore competenza emotiva ma permette, in un secondo momento, di poter lavorare per migliorare l’incapacità di porsi nella prospettiva dell’altro e di distinguere tra mondo esterno e mondo interno. Sarà poi utile e necessario allenare il paziente a fornire nuove interpretazioni delle situazioni, dei comportamenti e dei pensieri degli altri, permettendo di migliorare le proprie difficoltà.