La terapia cognitiva comportamentale risulta ad oggi essere la terapia di elezione per il trattamento del DOC come supportato da una notevole quantità di ricerche che ne hanno dimostrato l’efficacia.
La terapia proposta nel nostro centro si allinea e si basa sulle tesi del Prof. Mancini (Mancini, 2016), rispettando le linee guida e i processi descritti dal modello.
Gli obiettivi principali del trattamento sono:
- Interrompere o ridurre i processi ricorsivi che aggravano e mantengono il disturbo;
- Ridimensionare la vulnerabilità al senso di colpa riuscendo a consideralo in modo meno catastrofico, inaccettabile e intollerabile;
- Ridurre le compulsioni per perseguire i propri scopi di vita;
- Ridurre la vulnerabilità storica al senso di colpa legata alla storia di vita.
Per raggiungere tali obiettivi verranno seguite alcune fasi durante il percorso di trattamento che verranno adattate nel rispetto della soggettività e della peculiarità della singola persona e della sua storia di vita.
La prima fase prevede la ricostruzione dello schema del disturbo e la condivisione della stessa con il paziente. Tale condivisione permettere da una parte di comprendere il senso e la logica del disturbo e dall’altra di evidenziare quei fattori che mantengono i sintomi e sui quali sarà focalizzato il lavoro successivo.
La seconda fase è centrata sugli interventi di accettazione con lo scopo di aiutare la persona a prendere atto dell’inevitabilità della colpa, la colpa esiste e non è evitabile. Tale intervento è fondamentale in quanto ogni tentativo di prevenire la colpa risulta controproducente e mantiene i processi del DOC. L’assunto da cui si parte è fondamentale: essere moralmente prefetti non è tra i doveri o diritti degli esseri umani. Il tentativo di prevenire una colpa morale è nucleare nel DOC e necessità di un lavoro specifico.
La terza fase si concentra sull’obiettivo di ridurre le compulsioni e i rituali utilizzando la tecnica dell’esposizione con prevenzione della risposta (ERP) che è considerata l’intervento cognitivo-comportamentale di maggior efficacia empirica e che consiste appunto nell’applicazione combinata di esposizione e prevenzione della risposta. L’esposizione consiste nell’entrare in contatto con gli stimoli ansiogeni, esterni o interni per un lasso di tempo maggiore a quello normalmente tollerato, il contatto può avvenire in vivo o in immaginazione, con o senza gradualità. La prevenzione consiste invece nel blocco di comportamenti messi in atto durante e dopo il contatto con gli stimoli ansiogeni per un tempo maggiore rispetto a quello che solitamente si è in grado di tollerare. Tale procedura permette di ridurre il disagio e l’ansia legati ai propri stimoli attivanti così da non sentirsi costretti a mettere in atto le compulsioni e tornare ad investire sui propri scopi di vita.
La quarta fase prevede di lavorare sulla vulnerabilità connessa alla storia di vita e all’esordio della malattia attraverso tecniche basate su interventi cognitivo-comportamentale di terza generazione come la Compassion Focused Therapy e con tecniche specifiche della Schema Therapy.
La quinta fase infine è orientata alla prevenzione delle ricadute.
Mancini F. (a cura di) (2016). La mente ossessiva. Curare il Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Milano: Raffaello Cortina Editore.