Questo racconto fatto per la fine del gruppo DBT è l’insieme di tutte le caratteristiche migliori che mi appartengono. Racchiude in sintesi la mia esperienza di questo percorso e le cose fondamentali, che per me sono state importanti. Senza di esso e senza le persone che ne hanno fatto parte, non potrei ritenermi ora una persona più preparata a reagire nel miglior modo, agli eventi che si presentano nella mia vita. Tramite lo studio e la pratica di validi strumenti, ho imparato che l’essere umano, se indirizzato può arrivare a perfezionare il proprio essere, raggiungendo grandi traguardi. Ringrazierò sempre l’opportunità che mi è stata data, portandola sempre con me, come una conoscenza molto utile e fondamentale da tenere sempre a mente.

 

In una giornata di sole, mentre stavo tornando alla mia dimora con in mano i soliti libri, mi imbattei in qualcosa di straordinario.

Passando per la piazza principale del regno, vidi da lontano, formarsi una folla davanti al portone della chiesa.

Avvicinandomi notai che vi erano due soldati del re sui loro cavalli bianchi, che proteggevano il mandatario che affiggeva un manifesto alla grande porta.

Le persone più vicine al mandatario iniziarono a porgli domande, su cosa stava accadendo.

“Ho altro da fare, vedete di persona cosa il Re chieda”. Rispose frettolosamente, salendo in sella al cavallo, di uno dei due soldati. Dopo qualche minuto con forza e curiosità riuscì ad avanzare fino al manifesto, approfittando di alcuni vecchi, che continuavano a seguire il mandatario, ormai irritato dalle domande.

Quando fui davanti, potei finalmente leggere a grandi caratteri, testuali parole: “CHI VUOLE PERCORRERE LA VITA A CUOR LEGGERO, SI PRESENTI QUESTO SABATO ALLE PORTE DELL’ARCIMAGO DI CORTE”.

Confusa mi guardai attorno per vedere se c’era qualcuno a cui poter chiedere spiegazioni, ma ormai i soldati erano già troppo lontani. Rimasero solo molti sguardi incuriositi e tante domande a cui rispondere.

“Il Re starà reclutando nuovi eroi per il suo esercito.”

“Non credo vecchio – risposi senza rivolgergli lo sguardo, con tono saccente – qui si sta parlando di qualcosa che va ben oltre la forza fisica. L’Arci mago avrà bisogno di altri collaboratori da formare.”

In coro, alcune persone prese dal panico iniziarono così a dire: “Una nuova minaccia sta avanzando!”

E dopo aver sentito, queste affermazioni di ignoranza da popolazione media, scettica, ripresi il passo verso casa senza più pensarci.

Stranamente, durante la notte, mi ritornarono alla mente quelle parole e mi incuriosivano talmente tanto, che all’alba di quel sabato, mi presentai davanti alla porta dell'Arcimago a bussare, pensando che al massimo, mi avrebbero sbattuto fuori nel giro di pochi secondi.

“Toc Toc” Bussai all’enorme porta.

Con mio stupore dopo un forte cigolio, la vidi aprirsi davanti a me. Non feci in tempo a fare un passo all’interno, che due maghi mi fermarono sorridendo.

Mi stavano invitando ad entrare, chiedendomi di riporre le mie armi in una teca, protetta da una magia. Mi dovetti fidare al loro insistente sguardo tranquillo e sorridente verso di me. Lasciai il mio pugnale in mano all’uomo che lo ripose, mentre la donna mi disse: “Tu devi essere Mandana. Ti preghiamo di prendere posto in una delle sedie e portare un po' di pazienza. Quando ci saremo tutti, incominceremo.”

Stupita del fatto sapessero il mio nome, procedei cautamente all’interno di una grande stanza illuminata da due finestre grandi e da un grande camino posto ad un lato di essa. Dai finestroni decorati si poteva mirare il giardino personale del Re. Al centro invece, un enorme cerchio di grandi sedie di legno pesante, stavano attendendo otto persone.

Solo quando mi sedetti su di una sedia guardandomi intorno, con spavento, notai che non ero l’unica. Qualcuno mi aveva preceduto. Nella sua timidezza che la raccoglieva e la faceva sembrare piccola, vi era una ragazza dai capelli neri, di pelle chiara, che mi fissava intimorita. Presa dal momento, stranamente, le mostrai un sorriso di conforto che ricambiò.

Non passò molto tempo, che nel silenzio la stanza si riempì di vari personaggi, ognuno diverso dall’altro.

Una volta occupate quasi tutte le sedie, tra i nostri sguardi curiosi e preoccupati, i due maghi chiusero la porta dietro di loro e si sedettero con noi.

Automaticamente tutti facemmo un respiro profondo e loro iniziarono a parlare.

“Noi siamo due collaboratori diretti dell’Arci Mago di Corte. Io mi chiamo Mia, mentre lui Merlino e d’ora in poi, saremo i vostri mentori. Avete accolto la proposta di unirvi a questo percorso, perché ognuno di voi sa cosa vuole raggiungere, per percorrere la vita a cuor leggero.”

Io, come tutti gli altri, iniziammo a guardarci l’un l’altro ancora più attoniti a quel discorso appena fatto.

“Prima però di partire nel nostro percorso, dobbiamo darci delle linee guida da tenere sempre a mente:

  1. Se per qualche motivo non vi presentate durante i lavori di gruppo, non significa che siete fuori dal gruppo, ma qualora il vostro comportamento continuerà, sarete riaccompagnati alla vostra dimora, lasciando così questa opportunità.
  2. I partecipanti del gruppo si supportano a vicenda, comprendendosi, evitando di giudicarsi e criticarsi, mantenendo un atteggiamento benevolo l’uno verso l’altro, rispettando la privacy altrui.
  3. I partecipanti inoltre non invoglieranno gli altri a mettere in atto comportamenti problematici.”

Dopo qualche domanda di spiegazione in merito, Mia riprese la parola dicendo:

“Ora con calma iniziamo a presentarci e a scoprirci l’un l'altro senza paura e giudizio. Chi vuole iniziare?”

Dal mio fare saccente e anche un po' spavaldo, mi alzai e dissi: “Io sono Mandana e mi reputo un monaco. Ho già imparato tanto nella mia vita, ma questo non mi basta mai. Sono qui perché penso di poter perfezionarmi ancora di più. Quindi sì, questo è il mio scopo di vita: camminare nella vita a cuor leggero, senza che il mio carattere emotivo prevali su quello che sono.” E così subito dopo di me, con un po' di fatica, parlarono anche gli altri.

Finito il giro di presentazioni constatai di avere come compagni di viaggio:

Nailis, un Bardo con larghi vestiti, alquanto infastidito dalle vicende narrate dai suoi colleghi, che trovava alquanto obsolete. Provvisto di basso e con le doti migliori musicali del regno, ambiva a controllare la rabbia, per trovare le parole migliori e vicende più attinenti, per portare alla luce le verità del suo mondo;

DiavolCan, una mezzelfa, vestita di pelli pregiate e piena di angoscia per il suo passato. La sua dote migliore era saper trarre oggetti pregiati da qualsiasi cosa trovasse. Ambiva a saper sfruttare il suo essere e le sue emozioni per creare le migliori opere, smettendo così di sentirsi schernita per le sue origini, ma apprezzata soltanto per le sue doti;

Alice, una giovane paladina vestita di armatura argentea di ottime fatture. Era molto frustrata di non sentirsi al massimo delle sue capacità, ma era mossa da un forte senso di aiutare gli altri. Ambiva a rafforzarsi in sé stessa, a saper usare la sua forza, per portare giustizia al regno che lei serviva;

Sabinomarde, la ragazza timida dai capelli scuri, che mi aveva preceduto. Una giovanissima maga sfiduciata e impaurita dal mondo. Anche la sua caratteristica migliore era quella di aiutare gli altri. Ambiva a prendere coscienza di sé sempre più, per diventare la più forte dell’accademia. Un giorno avrebbe iniziato a parlare saggiamente padronando tutte le conoscenze del mondo.

E infine Ailea, una ragazza druida dai capelli rossi, vestita di pelle d’orso, frustrata di essere lì, quando invece avrebbe voluto continuare a stare tranquillamente in mezzo alla natura. Anche lei ambiva a saper controllare al meglio le potenzialità che aveva. Un giorno avrebbe imparato ad essere più presente e utile al regno animale che amava con forza, per proteggerlo e prendersene cura.

Ad un certo punto sentimmo tutti un rumore provenire da un angolo, quando ci girammo presi dallo spavento, vedemmo una donna seduta con dei grandi occhiali, vestita di nero, che si mischiava all’ombra, con in mano un libro su cui prendeva appunti.

“Ah, sì scusate non ve l’abbiamo ancora presentata. Lei è la messaggera di corte Vania, è qui per monitorare l’andamento di questo gruppo e riferire all’Arci mago e al Re i progressi fatti.”

Tutti, al sentire queste parole, fummo presi da un panico totale.

“Il Re saprà di noi?” “Mi porteranno alla gogna!” “No, ragazzi questo è troppo, io me ne vado!”

“Non vi preoccupate, il Re e l'Arcimago, non sapranno tutto, sapranno solo quello che servirà loro per mettervi a proprio agio!”

“Ok, allora venga messo a verbale, prego, che io alla fine mi aspetto di avere diritti speciali nel regno.”

“Mandana sei così spiritosa.” Rispose Mia tranquillizzandomi.

Da quel momento, iniziò il nostro percorso.

I nostri mentori nell’arco del tempo condivisero con noi sapienze che pochi eletti potevano venirne a conoscenza, dati strumenti per saper gestire meglio il nostro io. Pian piano con le sole nostre forze e i nostri esercizi di meditazioni, di studio e di abilità pratiche, iniziammo a raggiungere traguardi inaspettati.

Chi non riusciva a contenere emozioni forti, riuscì a gestirle ed utilizzarle come armi contro il male. Chi non accettava il suo percorso e il suo essere, cominciò ad aprirsi con gli altri e condividere le sue esperienze e conoscenze. Fu semplicemente una condivisione di intenti e di conoscenze volte al miglioramento di ognuno di noi.

Un po' alla volta le persone che facevano parte del gruppo, non furono più solo sconosciute, ma amici. Un supporto su cui contare. A volte riuscivamo persino a combinare le nostre doti, per divertire gli altri.

Come quella volta che a coppia, dovevamo imparare ad essere comunicativi con le persone che non lo erano con noi, e Nailis in particolare, ad imparare a non mettersi contro i mariti di tutte le donzelle di corte che affascinava. O DiavolCan, a sapersi difendere dagli scherni che le altre persone le proponevano, solo perché aveva le orecchie a punta.

Ognuno imparò ad amare sé stesso e l’altro. Finché non arrivò il momento ultimo di salutarci.

Merlino e Mia, ci chiesero per l’ultima volta di condividere i nostri pensieri e finito a turno di parlare, la mia voce tuonò verso il silenzio:

“Sì ma allora? i privilegi che mi spettano dove sono?”

Scoppiarono tutti in una risata fragorosa ed io ancora un po' infastidita alzai gli occhi al cielo, ma al vedere di colpo entrare nella stanza l'Arcimago accompagnato dal Re, sbiancai.

“Salve miei prodi allievi. Oggi è il vostro ultimo giorno. Avete fatto un percorso molto faticoso nel vostro io, per diventare esseri puri di luce. Sono molto orgoglioso di non aver perso nessuno per strada e di potervi consegnare così le pergamene incantate meritate, che vi assegnano una onorificenza di merito. Esse avranno il compito inoltre, di ricordarvi sempre ciò che eravate e cosa siete diventati. Al mio cospetto, ora, vi dichiaro maturi e liberi di percorrere la vostra strada al meglio delle vostre capacità e possibilità, con le abilità apprese in questo tempo.”

A turno ritirammo le nostre pergamene incantate, ringraziando il Re e l’Arci Mago dell’opportunità dataci, e subito le riponemmo con cura nei nostri taschini.

“Arrivederci ragazzi e ricordatevi che ora potrete camminare nella strada della vostra vita a cuor leggero.”

“Sire, scusi non ho capito. Ma i privilegi che avevo chiesto dove sono?”

Non feci in tempo a finire di dire la frase che Mia, Merlino e gli altri con una risata fragorosa, mi rinchiusero in un grande abbraccio per evitare di fare figuracce davanti al re.

Elisa